Quando lessi il libro di Jeff Sutherland “Fare il doppio in metà tempo”, mi rimase impresso un passaggio che recita così:
“Le ricerche non lasciano spazio ai dubbi: le persone felici fanno meglio, a casa, sul lavoro e nella vita. Guadagnano di più, hanno posizioni migliori, si laureano e vivono più a lungo. […]. Sono migliori praticamente in tutto. […]. Proprio così. Le persone non sono felici perché hanno successo; hanno successo perché sono felici”.
Queste parole da allora continuano a tornare nella mia mente.
Lo scorso 10 marzo ho partecipato al mini IAD di Bari e, leggendo il titolo del talk: “Felicità e produttività: come un’azienda più felice arriva ad aumentare la propria produttività”, mi sono detto: “È il mio talk!”.
Lo speaker, Nunzio Gianfelice (nomen omen), ha mostrato con l’aiuto di alcune slide come felicità e benessere generale siano strettamente collegati e come, in particolare, ci sia un nesso fra felicità e produttività (www.nunziogianfelice.it/miniiadba.pdf).
La felicità permette al nostro cervello di entrare in uno stato positivo, che induce produzione di dopamina che a sua volta attiva di tutti i centri nevralgici, migliorando l’apprendimento, il controllo dei muscoli, il sonno, ecc.
Il risultato finale è un miglioramento delle nostre capacità, della creatività e della produttività fino al 31%!
Ma come si fa a rendere una persona felice sul luogo di lavoro?
Dagli studi effettuati è emerso che i fattori principali che rendono una persona felice sul luogo di lavoro sono la motivazione, il benessere di gruppo e la soddisfazione.
Una persona deve essere motivata a fare qualcosa, deve trovare persone di cui fidarsi e con cui sta bene, deve essere soddisfatta di quello che fa e di come lo fa.
Ma cosa vuol dire essere soddisfatto? E cosa vuole dire essere insoddisfatto?
Per comprenderlo meglio, un aspetto da non sottovalutare sono i cosiddetti falsi contrari.
Se vi chiedessi qual è il contrario di dolce, molti istintivamente risponderebbero salato; ma se un caffè zuccherato è dolce, un caffè senza zucchero è salato?
No, un caffè senza zucchero è amaro.
Quindi il contrario di dolce è amaro, non salato e, d’altra parte, il contrario di salato è senza sale, insipido.
Allo stesso modo il contrario di soddisfatto è NON soddisfatto, il contrario di insoddisfatto è NON insoddisfatto. Questo perché essere NON soddisfatti non vuol dire essere insoddisfatti, sono due concetti diversi.
Le “non insoddisfazioni” sono legate all’ambiente lavorativo inteso in senso fisico, sociale, alla sicurezza del lavoro, alla sua remunerazione.
Le “soddisfazioni” sono legate, invece, agli obiettivi raggiunti, al lavoro svolto, alle mansioni ricoperte, alle responsabilità.
E allora, a quale conclusione giungiamo?
Possiamo dire che per rendere una persona felice bisogna creare un ambiente accogliente, creare connessioni fra colleghi in modo che si parlino, si scambino idee e creino gruppo, bisogna responsabilizzarli dando loro la possibiltà di scegliere, di decidere e anche di sbagliare, di parlare senza paura, fare in modo che nasca dentro di loro l’iniziativa, che siano motivati ad agire senza che qualcuno necessariamente li sproni, senza KITA (Kick In The Ass).
Due esempi per tutti:
- La Zappos, azienda leader nelle vendite online e con il miglior customer care al mondo (un dipendente felice trasmette felicità ai clienti), ha chiuso tutte le uscite dell’azienda tranne una per fare in modo che i dipendenti si incontrassero durante le pause o durante l’entrata e l’uscita.
- La 3M dà due ore al giorno (e ribadisco al giorno, non a settimana o al mese) ai propri dipendenti per sviluppare dei propri progetti: da uno di questi progetti è nato il “post-it”, famoso in tutto il mondo.
Questo è creare felicità, soddisfazione e non insoddisfazione.
E la produttività crescerà di conseguenza.