Talking about Agile
Community Agile Torino 10/4/2019 19.30:22.00 – Synesthesia
Cosa abbiamo fatto?
Un esperimento di interazione con tavoli di lavoro che hanno discusso di argomenti raccolti sulla board trello e altri declinati direttamente durante la serata. Ciascun tavolo ha scelto autonomamente di quali temi parlare e le informazioni da condividere. Nello stesso spirito collaborativo pubblichiamo questo articolo prodotto in modalità auto-organizzata, ricco di spunti, idee e promesse di prossime mitiche conversazioni! 🙂
Chi c’era?
16 persone, in ordine alfabetico: Agostino T., Alberto, Alma, Andrea R., Daniel P., Davide R., Francesca G., Gianni I., Marcello T., Marco B.P., Michele, Nicola I., Nicola L., Peter F., Stefano C., Wolfgang C.
Tavoli e argomenti
Argomenti e descrizione
Cosa deve sapere un developer (Andrea R.)
Andrea R.: innanzi tutto ringrazio tutti colore che erano al tavolo per il loro contributo e il loro aiuto. E’ emerso che la mia affermazione era mal posta, la mia domanda sarebbe potuta essere “Cosa deve sapere uno scrum master”. Non quello che devono sapere gli altri, ma quello che devo sapere io per dare spazio al team di imparare ad autogestirsi e a crescere. Ho spiegato loro che non riesco ad avere un team di sviluppo che sia proattivo o impegnato a rispettare quanto stabilito. Ho scoperto che il problema è mio, è il mio atteggiamento troppo pressante e presente che non da sufficiente spazio o non permette di commettere errori al fine di imparare. Ho molto da imparare, dalla teoria alla pratica c’è di mezzo il mare!
Marcello T.: quello che ho pensato mentre ascoltavo l’esperienza di Andrea e la discussione sulle soluzioni al problema di coinvolgere il dev team, è che ai decisori e ai facilitatori, prima che ai dev, è richiesto un cambiamento di approccio e di attitudine: non si tratta di “trasferire” competenze, di inculcare valori, ma di creare lo spazio per la crescita di competenze e valori.
Alma: capire come trasmettere il valore di una metodologia nuova ad un team di lavoro non è per niente facile. Creare un ambiente pro-attivo, autogestito, motivato e professionale ancora più difficile!!!. È per questo che abbiamo bisogno di un coach (scrum master) in grado di aiutarci a guidare il nostro lavoro. Ma non tutti i coach sono uguali, bisogna trovare quello giusto per ogni azienda, team e iniziativa. Difficilissimo il lavoro di coach!!!! Un mix tra conoscenza, esperienza, psicologia, creatività e pensiero laterale tra gli altri skill necessari per fare questo lavoro. Abbiamo tanto da imparare!!!
Lean? (Nicola I.)
Abbiamo fatto un bel viaggio dalla nascita della filosofia Lean, a come i suoi principi hanno ispirato il mindset Agile e di conseguenza il framework Scrum. Abbiamo parlato di Just in Time e lotta agli sprechi: due fattori chiave che hanno permesso a Toyota di rispondere più velocemente degli altri ai cambiamenti di mercato, superando così il modello della catena di montaggio e imponendosi come leader di mercato. Abbiamo discusso di come le tecniche ideate dagli ingegneri Toyota abbiano permesso una maggiore customizzazione dei prodotti, senza per questo innalzare i costi (anzi riducendoli!). Esempi di tali tecniche sono l’utilizzo più efficiente e distribuito dei nastri di produzione, la creazione di “isole” di lavoro e una gestione efficace dei fornitori per proteggersi dai rischi del Just in Time. Abbiamo condiviso che tutte queste tecniche hanno un denominatore comune su cui si fonderà in futuro anche il mindset Agile: l’adattabilità.
No projects (Daniel P.)
Daniel P.: E’ stato molto interessante condividere la mia conoscenza del tema, sicuramente ho ricevuto un mucchio di spunti di riflessione interessanti sul tema. Per approfondimenti rimando a due link:
- Slide di Dimitri Favre molto utili per capire di cosa stiamo parlando: https://www.slideshare.net/DimitriFavre/noprojects-agile-venture-prato-2018
- Mini book di 200 pagine gratuito che consiglio a tutti di leggere: https://www.infoq.com/minibooks/noprojects-value-culture
Marcello T.: Uno dei punti chiave è assumere un approccio pragmatico: abbiamo confrontato esperienze e abbiamo verificato che forse in alcuni ambiti (es. iniziative di innovazione) non si può prescindere dal concetto di progetto. Inoltre vanno forse esplicitati e in qualche modo formalizzati i punti in cui progetto e prodotto differiscono (per evitare di fare “fake product”) e anche le differenze visibili che fanno riconoscere un’organizzazione product-oriented da una project-oriented
Leadership (Wolfgang C.)
Marco B.P: Abbiamo discusso di leadership nelle sue varie accezioni.
- Project manager classico: per analizzare la figura abbiamo fatto un esercizio individuando pro e contro del PM nel suo rapporto con il team e gli stakeholder. Interessante come alcune sue caratteristiche siano state inserite sia nei pro sia nei contro (es. Essere una figura di riferimento).
- Servant Leader: una figura meno gerarchica, che è al servizio del team e ha lo scopo di facilitarne l’operato
- Host Leadership: abbiamo provato a individuare analogie di un leader con l’ospite (inteso come “colui che offre ospitalità”). Un esercizio che permette di riflettere sul ruolo di leader, sulle sue peculiarità e le sue azioni.
- No ProjectManager: un team dove a rotazione si esercitano caratteristiche da leader senza una figura fissa (PM, SM, altro) è possibile?
Ringraziamenti
- Grazie a tutti i partecipanti del meetup, queste conversazioni sono possibili grazie alla proattività dei componenti della community
- Grazie a Synestesia per la costante e generosa ospitalità!
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